
Intervista a Giovanni Allevi
COSA SUCCEDE QUANDO A PERDERE L’EQUILIBRIO E'UN ARTISTA COME GIOVANNI ALLEVI? E SE PER RITROVARLO SERVISSERO I CONSIGLI DI UNA LUCERTOLA?
Giovanni Allevi, compositore e pianista di fama internazionale, compie, nel suo ultimo romanzo "L'equilibrio della lucertola", un viaggio metafisico e introspettivo alla ricerca del centro di se stesso.
Un sogno ricorrente: cadere dal cornicione di un palazzo, e un inciso: "Ho perso l'equilibrio." Così si apre il breve romanzo.
Sarà l'inizio di una bella avventura, fatta di grandi silenzi, corse sotto il sole cocente, esercizi di equilibrio, caffè e letture, in piena solitudine su di un'isola in mezzo all'Atlantico.
Poi l'incontro magico con un gruppo di lucertole, durante la quotidiana corsa, lungo un grande quadrilatero adagiato sul fianco di una collina piuttosto ripida.
Al passaggio in corsa le lucertole al sole scappano, tranne una: la più grande, quella con la macchia azzurra ai lati della testa.
E' con questa creatura che Giovanni inizia un dialogo filosofico che lo porterà a capire meglio se stesso e l'enigmatico mondo che ci circonda.
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Sempre in bilico tra tradizione ed innovazione, Giovanni Allevi si è più volte raccontato ai suoi fan, non solo attraverso le note della sua musica ma anche con le sue parole.
Ha pubblicato diversi saggi in cui parla di sé e della sua missione artistica: fare "musica classica contemporanea". Osteggiato in questo percorso dai grandi delle accademie ma amato e acclamato dalle folle, per Giovanni la musica classica oggi deve prendere vita dalle forme della tradizione, per approdare ad un contenuto nuovo, impregnato di contemporaneo e in continua evoluzione.
Un'anima estremamente sensibile quella di Giovanni Allevi, capace di assorbire le energie dell'universo e di trasformarle in energia creativa.
Certo, il rischio che si corre è quello di trovarsi davanti ad un'esplosione interiore difficile da governare.
Ed è quello che gli accade quando combatte contro i suoi stati d'ansia e gli attacchi di panico.
Quando si racconta ci spiega che la parola "panico" deriva da Pan, il dio Tutto, che possiede una forza impellente di esplodere, proprio quando il nostro "io" comincia a sentirsi prigioniero dentro di noi.
Il suo consiglio: da questa esplosione possiamo solo farci travolgere, senza averne paura.
Abbiamo chiacchierato con Giovanni Allevi, e ci siamo divertiti ad immaginare situazioni un po' bizzarre e "squilibrate".
Sicuramente lontane dalla saggezza della lucertola ma certamente piene di energia creativa!
D: Giovanni, mi hai raccontato che un giorno, di rientro dalla spesa, sul marciapiede sotto casa, hai incontrato per la prima volta il tuo Pan. Cosa avevi comprato al supermercato?
R: Non ricordo assolutamente nulla del contenuto di quelle due pesanti buste della spesa, che iniziarono ad oscillare mentre io ero convinto che sarei morto di lì a poco per una qualche cardiopatia. Era un periodo in cui trovavo nel cibo un momentaneo sollievo alla pressione che iniziavo a sentire addosso. Tornato da poco da un tour in Cina, rimasi turbato nel leggere la recensione del mio concerto su un giornale di Shanghai. In altre parole, io non ero più io, ma assumevo per la prima volta sembianze mediatiche. Sono passati tanti anni, i social oggi hanno fatto irruzione nella vita di tutti, eppure credo che questa esposizione mediatica collettiva generi una sottile ansia, la fine epocale della discrezione.
D: Parliamo ancora di Pan. "Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum" diceva Cesare, ovvero "Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico". E gli amici si invitano a casa. Immagina un pomeriggio caldo d'estate, dopo una bella corsa, entri in casa e trovi Pan che ha occupato la tua stanza preferita. Qual è e che cosa fa?
R: Immagino che sia in cucina a rovistare dentro il frigorifero, irritato perché lo trova quasi vuoto. Lui è il mio alter ego: è bellissimo, un seduttore, sfrontato ed estremamente sicuro di sé. Si gira solo per rivolgermi un'occhiata di rimprovero. In realtà Pan è la nostra salvezza, il lato antico ed incontaminato della nostra anima, colui che si ribella e ci scuote quando l'inautenticità prende il sopravvento sulla nostra spontaneità.
D: Tieni concerti in tutto il mondo, sfidi i fusi orari, viaggi da una città all'altra talvolta senza sosta. Qual è la prima cosa che pensi quando apri gli occhi e ti trovi nell'ennesima stanza d'albergo?
R: Ora che ci faccio caso, non ho mai pensato che le camere d'albergo fossero tutte uguali. Ognuna ha un profumo, un'acustica. Ci sono due cose un po' folli che faccio ogni volta che arrivo in una stanza d'albergo. Per prima cosa faccio i salti sul letto, come i bambini. Provo un'ebbrezza indescrivibile. La seconda è una pazzia musicale che riguarda le cabine doccia, quando ci sono. Forse non lo sapete ma ogni cabina doccia vibra ad una certa frequenza. Allora cantando una nota grave, e facendo un lento glissando via via verso l'acuto, mi fermo all'altezza della nota che entra in risonanza con la cabina doccia. E la appunto su un apposito taccuino! E' un La? Un Si bemolle? Il mio obiettivo è che alla fine di una carriera, fatta di centinaia di concerti, di stanze d'albergo e cabine doccia, possa dire quale sia la nota più frequente che la mette in risonanza. Perché tutto questo? Credo di avere qualche rotella fuori posto!
D: Siamo ancora in Hotel, come deve essere la tua colazione preferita la mattina prima di un concerto?
R: La colazione è un mondo. Non ho grandi pretese, ma quando mi aggiro con passo silenzioso a scrutare cosa offre il buffet, per prima cosa cerco di raddrizzare le spalle, avere una postura corretta e fare dei movimenti col corpo e con le mani più essenziali possibile. E' importante che io trovi una concentrazione non solo della mente ma anche del corpo, per affrontare la sera il concerto in teatro. Mi sforzo anche di espandere la mia percezione, ascoltando soprattutto i suoni, riconoscendo le note del tintinnio delle posate o dei bicchieri, le note principali sulle quali è impostata la voce di chi parla, magari una risata che viene dalla cucina. Ma vado davvero in sollucchero quando cade accidentalmente qualche piatto o bicchiere! Adoro il rumore cristallino del vetro che va in frantumi.
D: Nel tuo romanzo breve "L'equilibrio della lucertola" parli di un'isola in mezzo all'Oceano, in cui hai cercato rifugio nel tentativo di ritrovare il tuo baricentro e dove hai poi composto i brani del tuo ultimo lavoro "Equilibrium". Nonostante quell'equilibrio tu non l'abbia mai ritrovato, ci racconti quel è stata la sensazione più bella provata su quell'isola? E la più brutta?
R: Sono sensazioni opposte, concentrate nello stesso momento, provate quando sul baratro di una scogliera, faccio esperienza del sottile equilibrio che c'è tra la vita e la morte. Non so quale forza mi abbia portato in quel punto pericoloso. Non so nemmeno perché ho scritto questo oscuro romanzo, le cui parole sono sgorgate in uno stato di incoscienza, per raccontare quella che sembra essere stata una esperienza mistica. Forse l'ho scritto per affermare che è importante salvare il nostro squilibrio, in un mondo che è diventato conformista e votato alla superficialità.
D: Restiamo ancora un po' sull'isola. Ci descrivi la casa in cui soggiornavi?
R: La casa, in cui ho passato quel periodo, non aveva nulla di particolare, e si trovava alla periferia di una piccola città. Era spoglia e fondamentalmente bianca. Ma ciò che era per me inconsueto era il silenzio, la lentezza dello scorrere del tempo che si percepiva in quel luogo. E' stato l'ambiente immobile a favorire, attraverso gli esercizi, il mio stato di incoscienza.
D: Immagina un lungo viaggio in auto. Quale sarà la colonna sonora?
R: Nei miei numerosi viaggi in auto durante la tournée, evito sempre di ascoltare musica, perché ciò metterebbe in moto tutta una serie di pensieri, di analisi sulla struttura compositiva del brano, che finirebbero per distrarmi o per agitarmi. Se proprio voglio ascoltare musica, scelgo un autore dal mio "archivio mentale" e nella testa faccio partire un concerto di Prokofiev o una sonata di Chopin, col vantaggio di poter riascoltare più volte lo stesso passaggio, ed assaporarlo in ogni suo dettaglio.
Grazie Giovanni per essere stato con noi, e continua a farci sognare!
"L'equilibrio della lucertola" edizione Solferino, Corriere della Sera, prima edizione aprile 2018
Segui Giovanni Allevi sulla sua pagina web: giovanniallevi.com
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Photocredits: Foto su concessione dell'artista Tutti i diritti riservati.